Lettera all’Azione

postino

Pubblichiamo una nostra lettera indirizzata alla Posta dei Lettori de l’Azione dopo aver letto quella sul n.23 del 5 giugno 2016 titolata Biomasse oggi e 35 anni fa

Spett.le Redazione, cortese Direttore,
dopo aver letto con sbalordito disappunto la lettera del signor Fulgenzio Zulian sulle biomasse non possiamo non intervenire per confutare i ricordi di chi riemerge dal passato di 35 anni addietro con argomenti strumentali e tendenziosi, ampiamente superati dai dati medico/scientifici inconfutabili di 35 anni dopo.
Come ben saprete venerdì scorso il Consiglio Comunale Straordinario di Gaiarine ha deliberato all’unanimità non solo la contrarietà all’autorizzazione del pirogassificatore ipotizzato a Gaiarine ma anche l’invito agli organi regionali e nazionali a riconsiderare l’intera problematica inerente all’energia prodotta da biomasse, economicamente insostenibile, deleteria e pericolosa per l’ambiente e per la salute.
Ebbene, nella storiella snocciolata dal Zulian a supporto delle scellerate posizioni espresse dal presidente del CIT (nella cui homepage si confida ancora nel recupero energetico dei rifiuti!) balza subito agli occhi che in tutto il percorso citato nei favolosi (e dannosi) anni ‘80 siano presenti economisti, architetti, geologi, ingegneri, tecnici, avvocati ma nemmeno un medico o un biologo o un epidemiologo!
Nemmeno uno!
L’organismo centrale di riferimento era allora il Ministero dell’Industria ovviamente ma del Ministero della Sanità nessuna traccia (d’altra parte negli anni ’80 stava ancora sfogliando la margherita amianto sì/amianto no…).
Ammette e concede Zulian che la paura fosse la diossina (tristemente conosciuta per quanto accadde a Seveso pochi anni prima) e allora che fa ‘sta gente? Se ne va in gita in Svizzera (ma a spese di chi?), sindaci, consiglieri, tecnici, vanno a vedere un impianto simile che emette i fumi nel bel mezzo della città, ovviamente fumi monitorati e controllati ma neanche una parola sulla tipologia di fumi, sulle quantità, sui limiti previsti, sulle combinazioni tra i diversi inquinanti, tantomeno sullo stato di salute e le patologie riscontrate nella popolazione circostante.
Nulla! Si elencano sommariamente i prodigiosi vantaggi di ville riscaldate e lampioni illuminati bruciando rifiuti. Inoltre il megadirettore ingegnere elvetico sconsiglia la pratica del compostaggio che dopo tre anni di insoddisfacente gestione hanno alla fine dovuto destinare alla discarica. D’altra parte se l’obiettivo è quello da far funzionare a ciclo continuo un simile impianto, perché mai fare raccolta differenziata o compostaggio rinunciando così a possibile combustibile?
Ma continuassero a far orologi ‘sti svizzeri che della loro cioccolata non mi fido manco un po’!
Se l’allegra comitiva si fosse portata dietro qualche medico o qualche biologo forse ci sarebbero state domande più mirate sulla salute e meno sul portafoglio e forse (come ha fatto il dottor Montanari visitando il famoso inceneritore di Vienna) avrebbero appurato che solo una parte degli inquinanti viene monitorata.
Risultato della visita? Si aprono i rubinetti del finanziamento pubblico, ben quattro miliardi a fondo perduto come impianto pilota (nel 1985 il primo premio della lotteria di capodanno valeva 500 milioni di lire)!
Per fortuna a Oderzo, che avrebbe dovuto ospitare l’inceneritore di rifiuti, fu risparmiato questo sciagurato impianto.
Ebbene, che dopo 35 anni se ne discuta ancora e con rammarico vuol dire essere ignoranti o in malafede.
Tertium non datur! Non c’è altra possibilità.
Perché dire che la tecnologia sulle emissioni ha fatto passi da gigante non significa un bel nulla ma è addirittura ingannevole. Non esistono metodi particolarmente efficienti per abbattere le diossine emesse da un impianto di combustione. Si contiene all’origine la produzione di PCDD e PCDF (diossine e furani) in due modi: operando sulla temperatura di combustione e sulla geometria della camera di combustione (oltre che della eventuale camera di post-combustione). Ma bruciare a temperatura più alta, se da un lato significa diminuire la formazione di diossine a valle della camera di combustione, dall’altro significa anche ridurre la dimensione delle particelle presenti nei fumi. All’aumentare della temperatura, particelle incombuste, metalli pesanti e altre sostanze inquinanti in uscita dalla camera di combustione hanno quindi una dimensione di pochi micron, che rende più difficile intercettarle con i vari sistemi di filtraggio. Quanto più è ridotta la dimensione del particolato, quanto più sono dannosi i suoi effetti. Tant’è che dopo il PM10 (particelle il cui diametro è uguale o inferiore a 10 µm) si è passati a rilevare il PM2,5 (diametro uguale o inferiore a 2,5 µm) e adesso si comincia addirittura a parlare di PM1 (diametro uguale o inferiore a 1 µm). Il problema è però che la diminuzione delle dimensioni delle particelle sottili le rende più pericolose oltre che più difficili da misurare.
In sostanza, emettere diossine in misura inferiore di un ordine di grandezza rispetto ai limiti significa avere un buon risultato nell’ottica della generazione di microinquinanti clorurati, ma presenta una reale insidia sul fronte delle polveri sottili, pericolosissime e responsabili di migliaia di morti ogni anno nelle città italiane.
E gli ambientalisti si accorgono molto bene di quanto affermano i ricercatori che si occupano di prevenzione primaria: medici, biologi, chimici.
Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS):
2014 – l’inquinamento atmosferico nel 2012 è stato responsabile di 7 milioni di morti, uno su 8 di tutti i decessi a livello mondiale
2010 – oltre il 30% del carico globale di malattie nei bambini da 0 a 14 anni di età può essere attribuito a fattori ambientali
Lancet, prestigiosa rivista scientifica internazionale di ambito medico:
2004 – Università di Udine studio degli effetti sulla salute di bambini/adolescenti causati dall’inquinamento dell’aria dal 2 al 6% di tutte le morti
Associazione Italiana Registri Tumori (AIRTUM)
2002 – dal 1988 al 2002 andamento incidenza dei tumori infantili +2% nell’incremento annuo
International Agency for Research on Cancer (IARC)
2013 – 1) Esistono prove sufficienti che l’inquinamento atmosferico sia cancerogeno per gli esseri umani. L’inquinamento atmosferico causa il cancro del polmone;
2) Esistono prove sufficienti che il particolato atmosferico (PM 2,5 e PM10), sia cancerogeno per gli esseri umani. Il particolato atmosferico causa il cancro del polmone
ArpaV
(inquinanti atmosferici)
Ossidi di azoto (NOX) – tutte le reazioni di combustione
Monossido di carbonio (CO) – dal trattamento e smaltimento dei rifiuti
Particolato atmosferico (PM) – emissioni da fonte industriale (inclusa la produzione di energia elettrica)
Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) – impianti termici, dalle centrali termoelettriche e dagli inceneritori
Elementi in tracce (As, Cd, Ni) – le fonderie e le raffinerie, la produzione energetica, l’incenerimento dei rifiuti. I metalli pesanti sono presenti in atmosfera sotto forma di particolato aerotrasportato; le dimensioni delle particelle a cui sono associati e la loro composizione chimica dipende fortemente dalla tipologia della sorgente di emissione.
Piombo (Pb) – dalle fonderie, dalle industrie ceramiche e dagli inceneritori di rifiuti
ISPRA
Italian Emission Inventory 1990-2008
Dal 1999 al 2003 i valori di diossina sono in calo poi dal 2003 risalgono, in concomitanza con la moltiplicazione degli impianti a biomasse, favoriti dal perverso meccanismo delle incentivazioni.
Studio del marzo 2016 sull’inquinamento atmosferico nella regione Lombardia: evidenza di aumento di patologie e mortalità collegate alla maggiore presenza di particolato PM10 e azoto diossido (NO2).
Journal American Association
Mortalità per cancro al polmone aumentata del 14% ogni 10 microgrammi/mc di particolato PM10 e PM2,5 presenti in atmosfera.
Studio del 2013 sugli interferenti endocrini, come sostanze di origine industriale (fenoli, diossine, metalli pesanti come piombo, cadmio e mercurio) e la loro azione sull’organismo umano anche con ricadute transgenerazionali, studiate dall’epigenetica seguendo le modificazioni ereditabili che variano l’espressione genica pur non alterando la sequenza del DNA.
Nel 2010 Dominique Belpomme, oncologo e presidente dell’Artac (Associazione per la ricerca terapie anti cancro) dichiara che incenerire rifiuti è un crimine contro l’umanità.
Nel 2007 Lorenzo Tomatis, oncologo e già direttore dell’Agenzia Internazionale per le Ricerche sul Cancro (IARC) afferma che incenerire i rifiuti resta una follia.
Ripetiamo per chiarezza: chi non tiene conto di tutto questo o è ignorante o è in malafede.
Pensare di risolvere la problematica dei sarmenti di vite con il fuoco ricavando anche denaro dagli incentivi ripropone l’ormai consueto giochino delle scorciatoie con il quale si crede di salvar capra e cavoli, mandando invece letteralmente in fumo materia organica tolta al ciclo vitale della terra che dovrà essere rimpiazzata da fertilizzanti chimici.
Per finire confermiamo tutto il nostro scetticismo verso gli esperti che supportano con tanta inadeguatezza l’Azione sull’argomento incenerimento e biomasse. A questo proposito invitiamo il giornale ad organizzare un confronto aperto e approfondito di questi “esperti” con alcuni di nostro suggerimento.
Diffidiamo poi delle soluzioni facili e semplicistiche proposte e adottate dalla tecnocrazia e dalla politica quando si esprimono in un diabolico abbraccio, ricordando quanto ha detto Jacqueline McGlade, direttrice dell’EEA (European Environment Agency) nel 2013:
“La priorità dei politici deve essere il mantenimento del benessere dei cittadini, non la competitività economica a tutti i costi”.
Con buona pace di uno Zulian che si permette pure di concludere plaudendo iniziative che salvaguardano e migliorano l’ambiente in cui viviamo che è patrimonio di tutti.
E daje col patrimonio…

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